La dieta chetogenica è un approccio nutrizionale che va controcorrente rispetto a quanto seguito e consigliato da tanti esperti in questi ultimi anni.
Prevede l’utilizzo dei grassi e delle proteine come fonte principali di macronutrienti con quantità molto ridotte di carboidrati.
Una dieta chetogenica ben formulata contempla l’uso dei grassi di qualità, dei cibi densi di nutrienti e di una elevata qualità biologica, di fibre e zuccheri provenienti prevalentemente dalla verdura.
L’obiettivo della dieta, in tutte le sue varianti, è quello di ottimizzare il metabolismo, migliorare l’omeostasi del glucosio, ridurre i livelli di insulina circolante e di conseguenza abbassare il grado infiammatorio, anzi direi che ridurre l’infiammazione questo sia il target fondamentale, la perdita di peso è solo un evento secondario al processo.
Il meccanismo di azione di questa dieta è attivare il processo CHEOGENICO, che permette all’organismo utilizzare i corpi chetonici prodotti dai grassi anziché il glucosio come fonte di energia, questi prodotti sono potenti molecole derivate dal processo metabolico di ossidazione dei grassi.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare la dieta cheto non è una dieta iperproteica, questo macronutriente rimane ad un livello moderato e va personalizzato in funzione dei fabbisogni di ogni paziente.
I carboidrati da consumare ogni giorno provengono dalla verdura, si eliminano fruttosio (valutato caso per caso), miele, dolci, patate, altri cereali in generale.

I grassi sono importantissimi, non devono mancare quelli buoni, ricchi di OMEGA 3, diventeranno la fonte energetica principale

Questo è un pregio di una dieta come questa, comunque a basse calorie, questi grassi garantiscono un buon indice di sazietà, energia e vitalità, anche in assenza di carboidrati.
La dieta chetogenica o meglio, la CHETOSI metabolica, è la risposta metabolica ad una crisi energetica, creata per intensa attività fisica o digiuno per esempio che crea un deficit di glucosio nel sangue; il corpo cerca di compensare questa caduta dei livelli e utilizza il grasso come fornitore di carburante, dato che non ci sono zuccheri in circolo, è un modo obbligatorio per usare i grassi che al corpo costa molta più energia scomporre in un protocollo di dieta classica.
I corpi chetonici prodotti, sono un’ottima fonte di energia per il cervello, il muscolo e il cuore che li usano con elevata efficienza.
Lentamente si aumenta la flessibilità metabolica, cioè la capacità di passare da una fonte di energia a base di carboidrati ad un’altra più costosa ma più efficiente a lungo andare a base di grassi.
La dieta chetogenica non è l’ultima novità trovata né la dieta di moda odierna, anzi, è stata ampiamente studiata dagli anni venti del secolo scorso, come trattamento per l’epilessia, una vera terapia in certi casi unica, un protocollo scientifico, supportato da studi metabolici e molecolari approfonditi e che vanno avanti e negli ultimi anni è stata studiata come protocollo di scelta in tantissime patologie e si stano valutando attentamente i risultati nel contrastare tutti i processi infiammatori, nell’invecchiamento  e pure nelle patologie oncologiche.
Ci sono diverse varianti della dieta chetogenica in base alla percentuale relative di grassi proteine e carboidrati, VLKCD, VLCD, LCD, Dukan, Paleo, Atkins, ognuna diversa.
Il punto fondamentale è capire quale tipologia di protocollo va adattato ad un paziente, con un’anamnesi approfondita, completa e un’analisi chiaro da parte del nutrizionista, dei vantaggi e sacrifici che questo protocollo comporta per poter arrivare ai risultati aspettati.

Molte volte mi chiedo: Cosa fa la differenza fra un professionista e un altro che lavorano nello stesso ambito? Perché un paziente a volte ha risultati con uno e non con l’altro? Quanti e quali fattori entrano in gioco?

Credo che il primo incontro sia fondamentale per stabilire un feeling se possiamo così dire fra paziente e professionista; quell’incontro di sguardi che fa capire se si sta parlando lo stesso linguaggio e come sarà questo dialogo, sempre una strada a doppio senso.

Come professionista sento di aver bisogno di conferma dell’adesione al programma da parte del paziente; ho bisogno di sapere che si lavora in squadra. È indispensabile, per me, capire quali siano i veri obiettivi del paziente e quale possibilità di riuscita abbia, per identificare un piano utile a questo scopo.

Questo è il primo approccio; successivamente, credo, che la esperienza formativa e sul campo del professionista sia fondamentale, per lavorare in sicurezza e per abbassare le fonti di errori di valutazione che porterebbero ad un fallimento a tutti e due le parti.

Guardando la mia scrivania, nella foto, credo sia chiaro quanto conta per me la formazione, la voglia di superare la maggior quantità di ostacoli e imprevisti, quanto io credo sia necessario indagare a fondo per arrivare al vero cuore della dinamica del problema di un mio assistito.

Investo tanto, tantissimo, direi…, del mio tempo e risorse nella formazione per arrivare ad avere molti strumenti di valutazione e poter capire al meglio il percorso di un paziente.

Forse anche questo fa la differenza fra tanti professionisti; quanto ognuno di noi continui a crescere, ad essere sempre al passo dei tempi con la tecnologia, cosa non facile, ma che aiuta tantissimo in questi tempi; quando, a volte, sembra che regni la confusione e che tutti facciano “tutto”.

Ci sono altri fattori sicuramente che incidono nella riuscita di un progetto ma la preparazione nell’ambito richiesto credo non sia negoziabile. Ognuno, nella sua dimensione delle possibilità e con i mezzi a disposizione, dovrebbe cercare di salire sempre un gradino di più nella preparazione e crescita personale e professionale.

Mi auguro di trasmettere anche ai miei pazienti questa voglia di superare sempre, uno alla volta gli ostacoli!

Molte volte mi chiedo: Cosa fa la differenza fra un professionista e un altro che lavorano nello stesso ambito? Perché un paziente a volte ha risultati con uno e non con l’altro? Quanti e quali fattori entrano in gioco?

Credo che il primo incontro sia fondamentale per stabilire un feeling se possiamo così dire fra paziente e professionista; quell’incontro di sguardi che fa capire se si sta parlando lo stesso linguaggio e come sarà questo dialogo, sempre una strada a doppio senso.

Come professionista sento di aver bisogno di conferma dell’adesione al programma da parte del paziente; ho bisogno di sapere che si lavora in squadra. È indispensabile, per me, capire quali siano i veri obiettivi del paziente e quale possibilità di riuscita abbia, per identificare un piano utile a questo scopo.

Questo è il primo approccio; successivamente, credo, che la esperienza formativa e sul campo del professionista sia fondamentale, per lavorare in sicurezza e per abbassare le fonti di errori di valutazione che porterebbero ad un fallimento a tutti e due le parti.

Guardando la mia scrivania, nella foto, credo sia chiaro quanto conta per me la formazione, la voglia di superare la maggior quantità di ostacoli e imprevisti, quanto io credo sia necessario indagare a fondo per arrivare al vero cuore della dinamica del problema di un mio assistito.

Investo tanto, tantissimo, direi…, del mio tempo e risorse nella formazione per arrivare ad avere molti strumenti di valutazione e poter capire al meglio il percorso di un paziente.

Forse anche questo fa la differenza fra tanti professionisti; quanto ognuno di noi continui a crescere, ad essere sempre al passo dei tempi con la tecnologia, cosa non facile, ma che aiuta tantissimo in questi tempi; quando, a volte, sembra che regni la confusione e che tutti facciano “tutto”.

Ci sono altri fattori sicuramente che incidono nella riuscita di un progetto ma la preparazione nell’ambito richiesto credo non sia negoziabile. Ognuno, nella sua dimensione delle possibilità e con i mezzi a disposizione, dovrebbe cercare di salire sempre un gradino di più nella preparazione e crescita personale e professionale.

Mi auguro di trasmettere anche ai miei pazienti questa voglia di superare sempre, uno alla volta gli ostacoli!

Dott.ssa Maria Laura Pastorino

  • Biologo Nutrizionista
  • Fitness coach
  • Medicina sistemica- PNEI

 Sono biologa nutrizionista specializzata nella Medicina Sistemica, nella Neuroendocrinoimmunologia, nel rapporto tra lo stress il sistema di reazione e tutti i cambiamenti nella composizione corporea che questo comporta.

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